La tecnologia digitale si è rivelata un pericoloso punto di svolta nel campo della tratta di esseri umani. Ora i trafficanti, con l’aiuto della nuova tecnologia, hanno accesso a diverse e potenziali vittime simultaneamente, compresi i bambini. I trasgressori utilizzano i social media, le app di appuntamenti, le pagine online di annunci di lavoro e i siti web di assistenza all’immigrazione per trovare le loro prede.
Stereotipi e luoghi comuni sulla tratta degli esseri umani e sull’e-trafficking stesso, ci spingono a credere che tali fenomeni siano lontani da noi. Nel nostro immaginario collettivo abbiamo costruito un profilo socio-culturale ben definito sia delle vittime che dei carnefici.
I media, la cultura pop e le politiche dei governi hanno influenzato la nostra percezione della tratta, con narrazioni che hanno modellato la nostra realtà e inevitabilmente le nostre risposte e reazioni alla problematica. Queste convenzioni e preconcetti sono influenti anche durante le procedure legali, e possiamo individuarli in ogni fase del processo di indagine e identificazione delle vittime (1).
Di conseguenza, quando le organizzazioni della società civile progettano i loro sforzi di advocacy attorno alle politiche anti-tratta, faticano a trovare il giusto equilibrio tra i luoghi comuni e le informazioni disponibili (2).
Questo nuovo e articolato scenario impone la necessità di promuovere dei framework di protezione e prevenzione in grado di rappresentare l’intera complessità della tratta e dell’e-trafficking.
Che cos’è l’e-trafficking?
È stato ampiamente riconosciuto che la tecnologia digitale sta avendo un ruolo sempre più determinante e radicato nelle pratiche dei trafficanti.
La tratta degli esseri umani è un fenomeno globale diffuso e assai diversificato (3). Lo spostamento di persone da un paese all’altro non rappresenta una caratteristica essenziale e le vittime non condividono un profilo specifico! Adulti e bambini di ogni età, sesso e provenienza possono diventare preda dei trafficanti e quindi oggetto di sfruttamento. I trafficanti utilizzano la violenza, tattiche di manipolazione e minacce. Spesso attirano e adescano le loro vittime con false promesse di istruzione, di relazioni sentimentali e ingannevoli opportunità di lavoro ben retribuito.
Le Nazioni Unite definiscono (4) la tratta di esseri umani come “il reclutamento, il trasporto, il trasferimento, l’accoglienza o la ricezione di persone attraverso la forza, la frode o l’inganno, con l’obiettivo di sfruttarle a scopo di lucro”. Nell’articolo 3 del Protocollo sulla tratta si evidenzia che la tratta di persone ha tre elementi costitutivi: un atto (cosa si fa); i mezzi (come si fa); scopo di sfruttamento (perché viene fatto).
L’e-trafficking, non è un reato nuovo, al contrario rientra nella definizione di traffico di esseri umani. Si tratta essenzialmente dello stesso fenomeno, con l’integrazione delle tecnologie digitali. Ciò significa che nei casi di e-trafficking i tre elementi dell’atto, i mezzi – e lo scopo possono essere tutti esclusivamente commessi online e/ o con l’aiuto di strumenti digitali (5).
La tecnologia digitale ha rappresentato un pericoloso punto di svolta nel campo della tratta di esseri umani, in quanto i trafficanti attraverso gli strumenti digitali, hanno accesso a diverse potenziali vittime, compresi i bambini. I trasgressori utilizzano i social media, le app di appuntamenti, le agenzie di collocamento online e i siti Web di assistenza all’immigrazione per reclutare le potenziali vittime. I servizi che le vittime sono costrette ad offrire ai potenziali clienti vengono pubblicizzati anche sulle stesse piattaforme! Anche in alcuni casi di tratta con fini di sfruttamento sessuale, l’abuso delle vittime potrebbe avvenire esclusivamente online.
L’e-trafficking, così come la tratta di esseri umani “tradizionale”, presenta forme diverse: dallo sfruttamento lavorativo, al lavoro forzato, allo sfruttamento sessuale, alla pornografia infantile, all’accattonaggio, al prelievo di organi, all’adozione illegale, al matrimonio forzato e al reclutamento di minori in gruppi armati, ecc.
Perché un approccio che tiene in considerazione i diritti umani?
Le vittime dell’e-trafficking sono soggette a violazioni multiple dei loro diritti. Questi includono, tra gli altri (6), il diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza, il diritto a non essere sottoposto a tortura e/o trattamenti crudeli, disumani e degradanti e, infine, il diritto a non essere sottoposto a schiavitù, servitù, lavoro forzato o vincolato.
Affrontare l’e-trafficking come una questione di diritti umani mira a prevenire lo sfruttamento e l’abuso delle persone, garantendo che il benessere e la protezione delle vittime siano prioritari nel processo di identificazione delle stesse.
Il framework concettuale dei diritti umani non dovrebbe essere inteso solo come uno strumento giuridico, ma come un insieme di pratiche significative e politiche efficaci. Mettere i diritti umani al centro del nostro processo di analisi e ideare dei procedimenti per combattere l’e-trafficking, promuove un approccio olistico e affronta sia le cause profonde che i fattori di rischio. La tutela dei diritti e della dignità di tutte le vittime in ogni fase delle procedure penali, da impulso all’autorappresentazione delle persone colpite e, infine, fa luce sulle pratiche discriminatorie che possono esistere.
Inoltre, un approccio incentrato sulla vittima, che includa una migliore comprensione della sua esperienza, ci consente di mettere in discussione e scardinare pregiudizi, stereotipi e supposizioni ampiamente diffuse sull’e-trafficking. Comprendere la complessità del fenomeno attraverso una maggiore attenzione alle esperienze vissute e la condivisione delle testimonianze, deve avere un ruolo determinante nell’ideazione delle strategie anti-tratta e quindi influenzare le leggi e le politiche correlate al fenomeno a livello nazionale e internazionale.
Sviluppare una strategia di advocacy per combattere l’e-trafficking
L’e-trafficking e le molteplici violazioni dei diritti umani che ne derivano, richiedono lo sviluppo di una strategia di difesa che identifichi le lacune nella legislazione, collegando il processo politico con le molteplici tattiche utilizzate dai trafficanti, incrementando le capacità dei decisori politici di adempiere ai propri obblighi. Bisogna infine consentire alle vittime di far valere i propri diritti.
Per poter procedere con un inquadramento normativo e delle linee guida anti-tratta appropriati, abbiamo bisogno di strumenti di advocacy che promuovano raccomandazioni politiche incentrate sulle vittime e un coordinamento efficace di tutti gli attori e le istituzioni. Le strategie di lotta al traffico di esseri umani dovrebbero essere integrate in tutti i settori di intervento – dal fornire documentazione ai minori non accompagnati, al fine di limitare la loro vulnerabilità, all’aumento del monitoraggio del lavoro stagionale – come nell’agricoltura o in altri settori produttivi – o promuovere politiche che ritengano responsabili i siti web per la pubblicazione dei loro contenuti online.
Free2Link offre un Advocacy Toolkit disponibile gratuitamente a tutti, che può essere utilizzato da professionisti, cittadini o persone interessate. L’Advocacy Toolkit è il risultato del lavoro sistematico e collettivo di Free2Link per aumentare la consapevolezza e diffondere le conoscenze sull’e-trafficking. Il suo scopo è fornire gli strumenti necessari, la metodologia moderna e le conoscenze di base sull’e-trafficking, in modo che chiunque sia interessato possa progettare e sviluppare una strategia di advocacy che segua un approccio basato sui diritti umani, dando la priorità al benessere delle vittime.
Free2Link è un progetto biennale co-finanziato dal Programma dell’Unione Europea per i Diritti, l’Uguaglianza e la Cittadinanza (2014-2020) per combattere il fenomeno dell’e-trafficking. Il progetto è realizzato da Progetto Tenda (Italia), RDC Grecia, LABC (Italia) e CWEP (Polonia) – un team di organizzazioni europee esperte in diritti umani, tratta di esseri umani e IT.
Questo articolo è stato scritto in lingua inglese da Christina Tsoulfidou, Protection and Advocacy Project Assistant presso Danish Refugee Council Grecia e tradotto da Progetto Tenda.
Fonti
1- https://www.antitraffickingreview.org/index.php/atrjournal/article/view/610/479
2- https://www.antitraffickingreview.org/index.php/atrjournal/article/view/610/479
4- https://www.unodc.org/res/human-trafficking/2021the-protocol-tip_html/TIP.pdf
5- https://voelkerrechtsblog.org/de/on-cyber-trafficking-and-the-protection-of-its-victims/
6- https://combathumantrafficking.org/blog/2018/12/10/human-trafficking-human-rights-violation/